Stili, temi, metafore (...e una sfida)

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Parliamo di interfacce grafiche per computer.

È importante capire quanto sia diversa una interfaccia grafica Linux dal sistema operativo Windows, comprensivo di interfaccia grafica. Nessuna delle interfacce che vediamo su Linux è Linux: sono infatti programmi per Linux. Nessuna di esse è il sistema operativo, ma lavora su un sistema operativo, grazie a un sistema operativo.

Le interfacce grafiche servono a interagire col sistema operativo e sono strettamente necessarie solo per gestire agevolmente attività grafiche (foto e film). Tutto il resto si fa presto e bene, anche e soprattutto da linea di comando.

Le interfacce grafiche sono meno ricche della linea di comando, sono estremamente rigide rispetto ad essa, prevedono solo un insieme ridotto di opzioni a cui si deve rispondere si o no. Tali interfacce sono come una prigione per chi conosce tutte le possibili opzioni che si podssono dare da linea di comando, come input a un comando o programma.

Le interfacce grafiche hanno ottenuto un successo strepitoso perché richiedono poche risorse umane per funzionare e molte risorse hardware. La riga di comando invece richiede poche risorse hardware, ma richiede grandi risorse (competenze) all'utente.

Le interfacce grafiche hanno una difficoltà di ingresso molto bassa: si impara alla svelta a usarle. Con le interfacce grafiche però si va poco lontano; non è possibile uscire dal seminato; è sempre la solita minestra. Vanno bene per chi ha poche esigenze. Con i più diffusi sistemi operativi proprietari non è possibile agire in formato testo (ovvero la possibilità di agire in formato testo è fortemente e volutamente ridotta). Con Linux, invece, si può scegliere.

L'interprete dei comandi è strettamente necessario quando ci sono poche risorse hardware, ma soprattutto quando ci sono poche risorse di rete. Quindi poiché vogliono venderci tante risorse di rete e tante risorse hardware (adsl e computer nuovi), devono farci abbandonare gli strumenti testuali e farci usare in cambio una grafica più pesante possibile (per fare esattamente le stesse cose).


Nello spirito dell'ottimizzazione delle risorse, anche di quelle informatiche, impareremo - reimpareremo - a utilizzare la linea di comando. Tormeremo allo stato originario, allo stato naturale, in cui le parole vengono espresse bene in formato testo.

Nei sistemi proprietari qualcuno ha deciso che tutti gli strumenti che richiedono poche risorse economiche (hardware, rete, memoria, harddisk, processore) devono essere trascurati.

Per andare incontro all'utente, che è ormai abituato a utilizzare enormi risorse per fare praticamente niente, anche nell'ambiente Linux sono state realizzate opportune interfacce grafiche che copiano tutta l'inutile dispendiosità dei più famosi sistemi operativi proprietari. Questo per far abituare a usare Linux l'utente che conosce l'uso dell'informatica solo attraverso le figure. In questo senso le interfacce grafiche in Linux sono soltanto una tattica di sottrazione utenti ad altri sistemi operativi.

Vediamo la differenza fra un tema, uno stile e una metafora: tre livelli diversi con cui modificare un'interfaccia grafica.

Le interfacce grafiche servono a interagire col sistema operativo, sono necessarie solo per fare la grafica (foto, film). Tutto il resto si fa presto e ben

L'interfaccia grafica serve a giocare, e non è poco.

Stili, temi, metafore.

Vediamo la differenza fra un tema, uno stile e una metafora: tre livelli diversi con cui modificare un'interfaccia grafica.

Il cambio di stile è un cambio di colori nell'interfaccia grafica, è un cambio di font, un cambio di immagine di sfondo, un cambio dei colori del menu. Poco altro.

Quando invece cambia il tema allora cambia la struttura delle finestre, cambiano le icone, cambiano i pulsanti, cambiano i puntatori del mouse. Col tema cambia necessariamente anche lo stile, cioè cambiano colori, font, immagini. Ogni tema può presentarsi con diversi stili.

Il tema in genere ha anche un segno di coerenza fra i vari elementi (è un tema, appunto). Un tema tecnologico, fantastico, storico, cinematografico, sportivo.

La metafora è qualcosa in più del tema, vive su un livello di astrazione superiore. Noi conosciamo soltanto una sola metafora; la metafora che ha fagocitato tutte le altre e (come vedremo) anche la possibilità di tutte le altre, almeno fino all'avvento di Linux e del Software Libero.

La metafora che ha dilagato come un cancro dell'intelletto, facendo terra bruciata fra le idee di metafora attorno a se è il desktop. E' la scrivania, l'ufficio nordamericano, from nine to five, dalle nove alle cinque, è la produttività da ufficio. I file si chiamano documenti, le directory si chiamano cartelle, dove si memorizzano i file prima di cancellarli si chiama cestino e i file vi finiscono dentro accartocciati come il foglio lanciato dal contabile di Detroit.

Questa è l'unica metafora che sopravvive nelle nostre menti, è sicuramente una metafora vincente, chiara (altrimenti non avrebbe avuto tutta questa forza di persuasione sulle nostre menti), che forse sono deboli, ma forse non troppo, però questa metafora ce l'ha fatta: non ce ne vengono in mente altre.

Io ero convinto di essere una persona intelligente, con un suo pensiero autonomo, una identità, a cui fosse difficile fare il lavaggio del cervello e ho pensato per un momento di riuscire a inventare centinaia di metafore per un qualcosa (la logica del computer) che è amorfo, senza struttura esterna, visibile. Mi immaginavo di saper costruire tutte le storie e tutte le metafore possibili e immaginabili, belle e brutte. Ebbene questa mia velleità dell'intelletto è naufragata di fronte all'evidenza che in settimane, anzi mesi, non sono riuscito a immaginarmi una metafora diversa dal desktop, dall'ufficio, dal contabile di Detroit.

La mia mente ha subìto un radicale condizionamento da parte del capufficio che impone il tavolo azzurrino, col telefono sulla destra, le cartelle, lo schedario, i documenti. Tutto il resto, tutte le altre metafore, non esistono. Non esistono nella mia mente; non vi esistono metafore, non vi esistono storie. C'è una storia che ha ucciso tutte le altre storie possibili.

La sfida

Sai immaginare una metafora diversa dal desktop, che sia ugualmente completa e comprensiva di tutte le attività che si fanno con il computer?

No. Non andare avanti. Fai una pausa e pensa a una nuova metafora. Solo per testare quanto del tuo cervello è già stato colonizzato, giusto per curiosità.


C'è una metafora che esiste da sempre su Linux, sui sistemi Unix, sui sistemi multiutente... sui sistemi seri. E' una metafora sicuramente bella e potente che ha resistito e si è consolidata in più di 30 anni di Unix.

L'utente è il cittadino, la directory dell'utente (dove ci sono i sui dati, le sue personalizzazioni, dove può fare ciò che vuole e non è spiato da altri utenti) è la casa. Nei sistemi Unix la directory dell'utente si chiama /home. Molti utenti, molte case... una grande, metaforica, città.

La metafora è completa: abbiamo il cassonetto della spazzatura, dove buttiamo i nostri documenti, libri, film, appunti, dischi vecchi, dove gettiamo - temporaneamente - tutto quello di cui vogliamo disfarci. Tutto ciò che vogliamo cancellare, invece di metterlo nel cestino, lo gettiamo nel casdsonetto e quando passano i netturbini questi oggetti vengono irrimediabilmente perduti. Nella metafora del desktop si svuota il cestino, nella metafora della città il secchio dell'immondizia sotto casa viene irrimediabilmente svuotato e tutto il contenuto viene portato alla distruzione, all'inceneritore.

Alcuni propongono, a sostituzione del cestino, una metafora particolare: il water. Essi ritengono molto d'effetto buttare tutti i file inutili "nel cesso" e sentire il rumore dello sciacquone quando vengono irrimediabilmente cancellati. Anche tale interpretazione è comunque coerente col sistema casa-città.

Nel nostro sistema-città ci sono zone private, le singole "home-directory" degli utenti. Vi sono inoltre sono zone riservate alle attività più generali della nostra città, vi sono directory a cui accede il sistema per funzionare, vi sono i servizi (nascosti all'utente nel loro funzionamento ma non per la loro fruizione).

Nel sistema-città vi sono utenti di diversi tipi: c'è l'utente comune, c'è l'amministratore. L'utente amministratore ha più privilegi d'accesso dell'utente comune (nell'ufficio del Sindaco c'entra lui e chi è espressamente invitato); nella centrale di controllo del traffico vi accedono soltanto gli addetti della polizia municipale e non chiunque.


GOLEM 2003

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